Come professionisti sanitari, ci adattiamo, evolviamo e incrementiamo costantemente le nostre competenze cliniche per il benessere dei nostri pazienti e il miglioramento continuo delle nostre professioni. Soprattutto all’inizio della nostra carriera professionale (N.d.T. ma anche dopo, ahimé), molti di noi non capiscono cosa significhino concettualmente diversità, equità e inclusione. Probabilmente non abbiamo capito come questi tre concetti possano avere un impatto su di noi come Logopedisti/e.
Durante questi tempi turbolenti, è emersa però la necessità di espandere la diversità, l’equità e l’inclusione nella cultura tradizionale. Ma cosa significa tutto questo?
- La diversità è la presenza di differenze all’interno di un determinato contesto. Può riguardare differenze di razza, etnia, genere, identità di genere, orientamento sessuale, età, classe socioeconomica, religione, lingua, disabilità, prospettiva politica, ecc.
- L’equità è l’atto di garantire che i processi e i programmi siano imparziali, equi e forniscano uguali risultati possibili per ogni individuo.
- L’inclusione è il risultato che garantisce che coloro che sono diversi si sentano effettivamente e/o siano i/le benvenuti/e.
Diversità in sanità
Troppo spesso il tema generale della diversità fa emergere un senso di disagio. Potremmo essere così timorosi di dire la cosa sbagliata o forse sentire la cosa sbagliata che le conversazioni sulla diversità vengono spesso evitate. La diversità non è più qualcosa su cui noi, come professionisti sanitari qualificati, possiamo sorvolare. Siamo pronti per il cambiamento.
La diversità non è solo il colore della nostra pelle. La diversità è ciò che rende “noi” unici. La nostra razza, etnia, genere, orientamento e identificazione sessuale, credenze religiose, convinzioni politiche e status socioeconomico sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono a plasmare chi siamo. Come professionisti sanitari, abbiamo il dovere professionale di riconoscere e apprezzare la diversità dei nostri pazienti, di noi stessi e dei nostri colleghi.
L’equità nella sanità
Sfortunatamente, la maggior parte di noi sa già che ci sono implicite disparità e pregiudizi razziali, etnici e sociali nell’assistenza sanitaria. Queste disparità influiscono sulla qualità dell’assistenza sanitaria fornita a popolazioni diverse. Allo stesso modo, può avere un impatto su diversi operatori sanitari.
Come professionisti sanitari, abbiamo la missione di aiutare gli altri. Nei nostri tentativi di aiutare gli altri, credo che molti di noi cerchino di trattare tutti allo stesso modo. Anche se questo è uno sforzo straordinario e un passo nella giusta direzione, uguaglianza ed equità non sono la stessa cosa. Dovremmo arrivare ad apprezzare e riconoscere che ognuno ha esigenze diverse. Alcuni individui potrebbero avere più sfide e barriere da superare attribuite alle loro caratteristiche razziali, etniche o sociali uniche e potrebbero richiedere ulteriore supporto in aree particolari.
Healthy People 2020 descrive l’equità sanitaria come “il raggiungimento del più alto livello di salute per tutte le persone. Il raggiungimento dell’equità sanitaria richiede la valutazione di tutti allo stesso modo con sforzi sociali mirati e continui per affrontare le disuguaglianze evitabili, le ingiustizie storiche e contemporanee e l’eliminazione delle disparità sanitarie e sanitarie”.
Inclusione in sanità
Come operatori sanitari, riconoscendo le disparità razziali, etniche e sociali esistenti, possiamo sperare di andare avanti e apportare un cambiamento positivo per le generazioni a venire. Credo fermamente che possiamo promuovere una cultura dell’inclusività nell’assistenza sanitaria riconoscendo le nostre differenze e somiglianze. Come SLP in prima linea nel settore sanitario, possiamo apportare cambiamenti positivi. Come ha affermato il presidente dell’APTA Sharon Dunn nel suo discorso presidenziale del 2018 : “La nostra visione ci impone di non stare a distanza e puntare il dito contro i mali della nostra nazione, ma accettare la responsabilità personale di cercare di fare la differenza”.
Pronto per il cambiamento
È nostro dovere professionale affinare le nostre capacità cliniche per abbracciare la DEI (Disabilità, Equità, inclusione) in modo positivo e di grande impatto. Aumentare la nostra comprensione dell’unicità dei nostri pazienti e colleghi riconoscendo quali ostacoli potrebbero dover superare migliorerà meglio l’assistenza sanitaria per tutti.
Come professionisti sanitari, raccogliamo la sfida. Mostriamo agli altri come le nostre capacità di comunicazione ed empatia, unite alle nostre naturali capacità di adattamento ed evoluzione, possono aiutare a cambiare la vita in meglio. La DEI dovrebbe essere collegata alle nostre competenze cliniche. Dovremmo continuare a migliorare e accrescere l’apprezzamento e la comprensione in modo da poter comprendere appieno noi stessi, i nostri pazienti, i nostri colleghi e l’impatto delle nostre interazioni.
Senza considerare completamente la DEI, potremmo solo scalfire la superficie di ciò che possiamo ottenere tutti insieme.